Servizio per le emergenze psicologiche e relazionali da Covid-19
Il Settore Sicurezza del Comune di Milano, nell’ambito dei suoi 3 Servizi (Servizio Psicotraumatologico per le vittime di reati, Presidio Criminologico Territoriale, Servizio per la Mediazione Sociale e Penale), ha istituito dal 24 marzo il "Servizio per le emergenze psicologiche e relazionali da Covid-19" a cui è possibile accedere chiamando lo 020202, numero del centralino del Comune di Milano.
L’equipe CIPM che opera nei Servizi del Settore Sicurezza ha composizione multidisciplinare, con competenze cliniche, in particolare psico-traumatologiche, criminologiche e giuridiche.
Gli operatori sono disponibili dalle 9.30 alle 18.00 dal lunedì al sabato.
Il servizio permetterà di usufruire, a seconda delle diverse necessità, di colloqui di sostegno psicologico e orientamento per la gestione di situazioni problematiche connesse alla pandemia.
L'emergenza sanitaria che stiamo vivendo, infatti, comporta effetti psicologici e sociali profondi, che stanno modificando le nostre esistenze. La minaccia per la vita e la salute delle persone può attivare un’elevata emotività, determinando vissuti di paura, ansia, impotenza e conseguenti comportamenti impulsivi molto dannosi, che possono tradursi in agiti lesivi, verso sé stessi e verso gli altri. Stiamo vivendo un trauma diffuso, legato anche al modo con cui vengono fornite le notizie, sia dal sistema dei media che dai social, che spesso descrivono una situazione drammatica senza vie di uscita. Tutto ciò che accade intorno a noi in questo periodo ci ha privato del senso di sicurezza e generato vissuti angosciosi di precarietà. E’ importante invece dare un messaggio di resilienza e di speranza, accogliendo i vissuti traumatici, fornendo supporto e orientamento competente. In tal modo si aiutano i cittadini ad uscire dall’isolamento emotivo e a sentirsi maggiormente protetti, alimentando la percezione di sicurezza e favorendo la fiducia nelle istituzioni.
Il Servizio è rivolto:
- a chi è coinvolto in vicende dolorose connesse al diffondersi dell’epidemia;
- a chi si sente in difficoltà nella gestione di emozioni negative;
- a chi si sente a rischio di agiti impulsivi, anche lesivi, in questo periodo complesso.

Il servizio offre, via telefono o video chiamata: ascolto competente, supporto per l’attenuazione degli impatti emotivi e dello stato di attivazione post-traumatica, valutazione interna della casistica relativa all’eventuale presa incarico diretta specialistica o all’invio alla rete dei Servizi competenti sul territorio, consulenza legale.
La supervisione degli interventi degli operatori è effettuata dalla Dott.ssa Carla Xella, psicoterapeuta e Emdr consultant, formatasi con EMDR ITALIA, con cui il CIPM ha un protocollo di collaborazione, esperta in trattamento del trauma psicologico e del lutto traumatico, collaboratrice del CIPM dal 2005 e Presidente CIPM Lazio.
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La gestione del “Servizio per le emergenze psicologiche e relazionali da COVID-19” è stata affidata al CIPM Milano, che da tempo gestisce da bando i 3 Servizi del Settore Sicurezza dello stesso Comune di Milano, lavorando sul trattamento dei conflitti, sulla gestione dei rischi di escalazione conflittuale e degli eventi lesivi (Servizio di Mediazione Sociale e Penale), sugli interventi di prevenzione della violenza interpersonale, sul trattamento e la valutazione psicodiagnostica degli autori di maltrattamenti e sex offender (Presidio Criminologico Territoriale), sulla prevenzione della vittimizzazione secondaria e sull’accoglienza delle vittime con eventuale invio alla rete dei Servizi territoriali competenti (Servizio psicotraumatologico per le vittime di reato).
La violenza domestica ai tempi dell'emergenza COVID-19 e l'indagine esplorativa del CIPM su "Il Nuovo Giornale"
La violenza domestica ai tempi dell'emergenza COVID-19
"La peculiarità delle équipe del Cipm - a Piacenza come in tutta la penisola - è (...) di lavorare non solo sul fronte delle vittime, ma anche dei maltrattanti. Lo fanno con progetti in carcere, su segnalazione dei Servizi sociali e della Questura o su richiesta degli stessi uomini che hanno perseguitato mogli, compagne, ex. Segnalazioni che l’emergenza sanitaria ha reso più difficoltose. È l’altra faccia della medaglia del calo di chiamate ai centri anti-violenza" ricorda Il Nuovo Giornale.
"A febbraio avevamo appena preso contatto con tre persone con cui avviare un percorso, ma adesso è tutto bloccato (...) Noi siamo sempre aperti per accogliere nuove persone e continuiamo i colloqui in videochiamata con chi già seguivamo. Per fortuna non abbiamo casi ad altissimo rischio, perché la maggioranza dei nostri utenti non abita più con la vittima, tuttavia c’è bisogno di monitorare da vicino i loro comportamenti. Anche per questo abbiamo lasciato i nostri numeri personali: in caso di urgenza, c’è bisogno di un contatto diretto. Al tempo stesso, vogliamo studiare una modalità di accompagnamento per il futuro, non sapendo quando l’emergenza finirà” ha spiegato la Dott.ssa Silvia Merli, Presidente del CIPM Emilia. E prosegue: “In alcune situazioni, dove la corda era già tirata, il fatto di restare fuori casa tutto il giorno per lavoro costituiva una sorta di via fuga. Oggi il rischio che la tensione sfoci in aggressività è reale”
L'indagine esplorativa del CIPM
Il gruppo di ricerca del CIPM sta conducendo un’indagine esplorativa finalizzata a sondare, in tempo di pandemia, le modalità di gestione della conflittualità nelle relazioni domestiche. "Costretti in casa, tutti ci sentiamo le ali tarpate: il nostro desiderio è far emergere criticità e fatiche, andando a scoprire le pieghe in cui si può sviluppare la violenza e su cui occorre intervenire in anticipo. Le risposte ci aiuteranno a migliorare, in ottica preventiva, le nostre strategie ed azioni" ha ricordato a Il Nuovo Giornale la Dott.ssa Susanna Murru, Presidente CIPM Sardegna.
"Ho avuto la possibilità di dire come mi sentivo, senza che nessuno volesse propormi una soluzione o mi dicesse che sta peggio di me”
"È solo uno dei feedback delle oltre 3.300 persone che - dal 3 aprile ad oggi - hanno accettato di partecipare, in via del tutto anonima, all’indagine promossa sul territorio nazionale dal Cipm (...)" afferma Il Nuovo Giornale.
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Annual Report 2019 CIPM
Condividiamo con piacere l'Annual Report 2019 relativo alle attività del CIPM: conferenze, gruppi trattamentali, formazioni, pubblicazioni e progetti.
Click here to download the 2019 Annual Report [in english].

Il documento contiene informazioni dettagliate rispetto al lavoro trattamentale svolto all'interno delle strutture carcerarie in cui è presente il CIPM, riportando con precisione i dati relativi al numero dei partecipanti e alla percentuale di recidiva nonché le specifiche attività svolte secondo un calendario settimanale prestabilito.


Emergenza e conflittualità nelle relazioni domestiche: l'indagine esplorativa dei CIPM su Libertà
L'indagine esplorativa del gruppo di ricerca del CIPM su Libertà, il quotidiano di Piacenza.
L’isolamento, la convivenza forzata e l’instabilità socio-economica, in questo periodo possono comportare per le persone, il rischio di una maggiore esposizione a dinamiche conflittuali nelle relazioni intime.
Il gruppo di ricerca del CIPM sta perciò conducendo un’indagine esplorativa finalizzata a sondare le modalità di gestione della conflittualità nelle relazioni domestiche, i cui risultati saranno diffusi su scala nazionale. Il contributo di ciascuno sarà utile per potenziare le azioni di prevenzione e gli interventi che i CIPM svolgono da tempo in tutto il territorio nazionale.
L’indagine è realizzata in collaborazione con Associazione Ares.
Restrizione sociale e gestione della conflittualità: un’indagine esplorativa dei CIPM
⚠️ Restrizione sociale e gestione della conflittualità:
un’indagine esplorativa dei CIPM ⚠️
Il gruppo di ricerca del CIPM sta conducendo un’indagine esplorativa finalizzata a sondare, in tempo di pandemia, le modalità di gestione della conflittualità nelle relazioni domestiche.
L’isolamento, la convivenza forzata e l’instabilità socio-economica, in questo periodo di emergenza, possono comportare per le persone, il rischio di una maggiore esposizione a dinamiche conflittuali nelle relazioni intime.
Il contributo sarà utile per potenziare le azioni di prevenzione e gli interventi che i CIPM svolgono da tempo in tutto il territorio nazionale. I dati forniti sono anonimi.
L'indagine è realizzata in collaborazione con Associazione Ares.
Incontro di supervisione per gli operatori del "Servizio per le emergenze psicologiche e relazionali da Covid-19"
Gli operatori del nuovo "Servizio per le emergenze psicologiche e relazionali da Covid-19" gestito dal CIPM, si riuniscono da remoto per un incontro di supervisione con la Dott.ssa Xella, Presidente del CIPM Lazio e consultant EMDR, formata da EMDR Italia, con cui il CIPM ha un protocollo di collaborazione.
Il Servizio, operativo dal 26 marzo 2020, è un’emanazione dei tre Servizi del Settore Sicurezza del Comune di Milano, il "Servizio Psicotraumatologico per le vittime di reato", il "Presidio Criminologico Territoriale" e il "Servizio per la Mediazione Sociale e Penale". Gli operatori fanno parte di un Team qualificato di psicotraumatologhe, psicoterapeuti, psicologi, criminologi e avvocato, del CIPM di Milano.
Violenza domestica: con le misure anticoronavirus un APPARENTE calo
“I dati ci dicono che apparentemente [i reati di violenza domestica] sono calati del 43% (…), ma sappiamo bene che per questo tipo di reati il problema è il sommerso. In questo caso di isolamento forzato anche il sommerso aumenta, aumenta perchè sono reati che sono facilitati dalle situazioni di crisi, (…) sono commessi da persone che presentano una particolare vulnerabilità e (…) una difficoltà a far fronte alla crisi: pensiamo alla perdita del lavoro …e all’isolamento” afferma la Dott.ssa Francesca Garbarino, criminologa clinica e vice-presidente CIPM, ai microfoni di Radio Marconi.
In questo momento l’isolamento è un fattore di rischio particolarmente rilevante per le vittime in quanto queste ultime si trovano nella necessità di proteggere se stesse, e in alcuni casi i figli, non solo dal virus, ma anche dai maltrattamenti, in un momento in cui l’aggressore non solo ha il pieno controllo su di loro, ma tende anche a passare all’atto più facilmente pur di cercare di gestire in qualche modo il momento di crisi. La Dott.ssa Garbarino evidenzia perciò un apparente calo dei reati al quale in realtà corrisponderebbe un aumento certo.
In un momento così delicato è doveroso ricordare che sia le vittime sia gli autori possono chiedere aiuto. Il CIPM, infatti, offre sia un Servizio psicotraumatologico per vittime di reato sia un Servizio dedicato al trattamento dei rei, il Presidio Criminologico Territoriale del Comune di Milano, che continua a effettuare gruppi di trattamento online per i rei durante i quali i partecipanti riportano le loro difficoltà attuali e raccontano i rischi che sentono di correre. “E’ importante che un terzo [in questo caso il professionista] entri in questo isolamento in cui le persone si trovano” sottolinea la Dott.ssa Garbarino.
Ecco come chiedere aiuto:
- la vittima può chiedere aiuto recandosi in Questura o nei centri anti-violenza
- chiunque, anche un vicino di casa, in forma protetta e tutelata, può segnalare alla Questura una situazione a rischio caratterizzata da segnali quali per esempio percosse: grazie al Protocollo Zeus, firmato tra CIPM e Questura di Milano, una volta effettuate le opportune verifiche, la Questura potrà procedere ad ammonire il soggetto e ad inviare quest’ultimo ai servizi del CIPM (attualmente attivi telefonicamente) per scongiurare la commissione di ulteriori atti violenti
- l’autore e la vittima possono chiedere aiuto attraverso il numero del Comune di Milano (020202) che li metterà in contatto con i professionisti del “Servizio per le emergenze psicologiche e relazionali da Covid-19”, operatori clinici del CIPM, gratuitamente
Ascolta qui l'intervento della Dott.ssa Garbarino, dal min 35 del podcast di venerdì.
Coronavirus e trattamento dei maltrattanti: il CIPM Emilia
Sono attualmente 33 i maltrattanti seguiti dal CIPM Emilia, la cui presa in carico è legata anche alla collaborazione instaurata con Questura, Polizia Penitenziaria e carcere di Piacenza "dove c'è anche un nostro gruppo di lavoro" ricorda la Dott.ssa Silvia Merli, Presidente CIPM Emilia.
"Noi (...) abbiamo in carico i cosiddetti "maltrattanti": li seguiamo per far cambiare i loro comportamenti. (...) Fortunatamente solo 2 su 33 si trovano a casa con le vittime: si tratta delle situazioni più difficili da tenere sotto controllo. (...) Attualmente, per seguire le norme COVID-19, il servizio è garantito telefonicamente e in via telematica. (...) In casi di comportamenti gravi però siamo disponibili di persona, perchè vogliamo mantenere attivi i nostri percorsi", ha specificato la Dott.ssa Merli.
Il CIPM Emilia lavora inoltre sul territorio per sensibilizzare e prevenire l'instaurarsi di situazioni e relazioni potenzialmente violente, promuovendo modelli relazionali basati sul rispetto reciproco. Partecipa inoltre al tavolo provinciale contro la violenza di genere e promuove attività formative e iniziative presso le scuole.

"Prevenire e contrastare la violenza sulle donne passa anche attraverso una rieducazione degli uomini violenti ed aggressivi" ricordava inoltre il quotidiano Libertà qualche mese fa, quando la Dott.ssa Silvia Merli sottolineava la positiva crescita sia degli invii da parte di Servizi Sociali e degli avvocati sia degli autoinvii, tipici di quelle situazioni in cui gli uomini riconoscono di presentare dinamiche aggressive e decidono di farsi aiutare.
https://www.youtube.com/watch?v=l1IHz1Scp7k
"Prima dell'alba": Presidio Criminologico Territoriale
Durante la trasmissione di Salvo Sottile “Prima dell’alba” del 7 marzo 2020 è andato in onda in replica il servizio dedicato al Presidio Criminologico Territoriale del Comune di Milano gestito dal CIPM. Il servizio include interessanti interviste e riprese effettuate durante lo svolgimento dei gruppi trattamentali di prevenzione della recidiva per autori di reati sessuali, svolti in contesto extra-murario.
“La violenza è una modalità inadeguata di far fronte alle difficoltà” ricorda Francesca Garbarino, criminologa e Vice-Presidente CIPM. E alla domanda di Salvo Sottile, “Come li aiutate a uscire da questa spirale di violenza?”, risponde: “li aiutiamo offrendo uno spazio dove possono venire a parlarne, soprattutto attraverso un’offerta di trattamento di gruppo, che noi riteniamo sia la più potente. (…) C’è un confronto e un realizzare che ci sono delle strade diverse, c’è il rischio di finire in carcere, di avere delle conseguenze personali e di crearne di gravi alla propria famiglia, oppure ci si può render conto che ci sono persone che vengono spontaneamente solo perché temono di commettere qualcosa e quindi c’è una possibilità di cambiamento, di fermarsi prima”.
“Noi diamo per scontato che il perdono sia una cosa dovuta: non è così. Con quello che abbiamo commesso abbiamo un debito troppo grande, che non si estingue finita la pena, che non si estingue solo partecipando a un percorso. Abbiamo un debito verso sia le vittime sia le vittime collaterali”; “Io campanelli (d’allarme) non ne ho mai sentito, vorrei sentirli prima di sbagliare.. ci sono ricaduto dopo 9 o 10 anni sullo stesso reato e non ho capito perchè ho fatto questo reato sapendo che è sbagliato.. la moglie mi ha chiesto <<perchè l’hai fatto?>>, anch’io me lo sono chiesto però non ho avuto nessuna risposta..”; “Io sto vedendo dei cambiamenti a livello familiare che stanno portando un po’ tutti a star meglio” affermano alcuni dei partecipanti dei Gruppi Trattamentali di prevenzione della recidiva.
Salvo Sottile incontra poi Marco, 29 anni, che frequenta il Presidio Criminologico Territoriale da 4 anni e ricorda: “la cosa scatenante è stata un atto di violenza nei confronti della mia ex compagna (…) le misi le mani al collo e mi ricordo che le ho fatto parecchio male con questo gesto (…) [l’ho fatto] perchè aveva detto che io avrei visto mio figlio soltanto nel weekend come fanno miliardi di padri stronzi e irresponsabili” “E tu eri un padre stronzo?” “No, un padre stronzo no, ma magari..” “Un marito stronzo si” “Si, diciamo di si”. E continua “quando ti rendi conto che stai facendo del male subentra subito lo spavento, poi il pentimento, però ormai (…) è troppo tardi (…) non sono riuscito a giustificarmi e mi sono spaventato, mi sono sentito (…) una persona molto malvagia, molto cattiva; (…) mi sono reso conto che ero realmente a rischio di perdere completamente tutto perchè lei comunque la amavo fortemente (…); la cosa che ho compreso è che non c’è da guarire, ma che c’è da comprendersi che è una delle cose più difficili; se tu sei una persona molto impulsiva (…) è una lotta quotidiana”.
Per rivedere il servizio (dal minuto 15), clicca qui.
"Metti lo stupratore allo specchio" | LETTERADONNA.IT
"Metti lo stupratore allo specchio" | LETTERADONNA.IT 2017
A partire dal documentario "Un altro me" di Claudio Casazza, il Dott. Paolo Giulini, criminologo clinico e Presidente CIPM, intervistato da LETTERADONNA, ha risposto ad alcune domande in merito al trattamento degli autori di reati sessuali presso l'Unità di Trattamento Intensificato (UTI) del carcere di Bollate.
"Loro nel gergo del carcere si chiamano «infami», in quello tecnico «sex offenders»: sono dentro perché hanno abusato di una donna o di un minore, e, una volta usciti dopo mesi o anni di isolamento, rischiano di commettere nuovamente lo stesso crimine" scrive Giulia Mongolini di LETTERADONNA. Per scongiurare il rischio di recidiva, da anni il CIPM porta avanti un'intensa attività trattamentale all'interno del carcere di Bollate. L'adesione al percorso UTI è su base volontaria e "scegliere di partecipare è come iniziare a guardarsi costantemente allo specchio sapendo che si vedrà qualcosa di molto torbido, sporco, inconfessabile (...) ".
Di seguito un estratto dell'intervista.
D: Qual è il primo passo di questo percorso?
R: Entrare in contatto con la gravità di quello che hanno commesso e con la loro problematicità.
D: Qual è esattamente?
R: Quella che per soddisfare dei bisogni legittimi che abbiamo tutti – di piacere, contatto, padronanza – utilizzano una modalità disfunzionale, errata, perché colpiscono un'altra persona per mezzo di un'aggressione. Hanno condotte devianti, aggressive e violente.
D: Credo sia difficile generalizzare, ma tendenzialmente sono consapevoli della loro problematicità?
R: In molti casi no, infatti presentano spesso meccanismi di difesa molto massicci caratteristici di questa popolazione: di minimizzazione della loro responsabilità (e se minimizzo, va a finire che do colpa alla donna o al minore) e distorsioni cognitive, un aspetto molto presente, che fa fare loro appunto pensieri distorti rispetto alla realtà. Lavoriamo molto su questo.
D: Un esempio di «distorsione cognitiva»?
R: Quando il sex offender ci dice: «La ragazzina di 12 anni mostrava interesse per me». Oppure: «Mentre la abusavo, quella donna sospirava perché provava piacere».
D: Quindi si va oltre l'ossessione per il sesso in quanto tale: il problema è volerlo fare con persone non consenzienti per poterle controllare.
R: Sì, non è semplicemente spiegabile con la fantasia sessuale perversa violenta, ma con aspetti di distorsioni relazionali. È un po', appunto, come trarre piacere non dall'atto sessuale in sé, quanto dalla modalità di imporsi.
"Va bene intercettarli, punirli, ma è importante che questo sistema delle pene sia efficace e li restituisca alla società non congelati con quei meccanismi psicopatologici che sono alla base dei loro atti, ma con un minimo di elaborazione che li permetta di non ripeterli" ha ricordato il Dott. Paolo Giulini. Se non si interviene, durante la pena detentiva si rischia quell'ibernazione penitenziaria che impedisce al detenuto di attivare un'elaborazione rispetto al reato commesso, rischiando di rendere poco efficace la pena in termini di prevenzione della recidiva.
Per scaricare il PDF con l'intervista completa, clicca qui.