Radio24: intervista al Dott. Giulini sul trattamento degli autori di reati sessuali (28/01/2021)

Intervista al Dott. Paolo Giulini in merito al trattamento degli autori di reati sessuali (Radio24, 28/01/2021)

Condividiamo con piacere l'intervista integrale al Dott. Giulini e di seguito alcuni estratti.

Il rischio di recidiva e il trattamento

“La recidiva è un problema importante per questi reati. […] Ci sono alcuni di questi autori che sono a forte rischio di recidiva e [...] la punizione non manca, il problema è l’efficacia di queste pene, cioè riuscire a lavorare nei circuiti penali, ma anche sul territorio, magari seguendo anche queste persone fuori dando loro una possibilità di un monitoraggio e di una presa in carico per evitare queste gravi recidive. È il caso un po’ di quello che stiamo facendo nell’esperienza milanese: abbiamo un programma intensivo di trattamento nel carcere di Bollate dal 2005, una sorta di comunità trattamentale detentiva, e poi un servizio del Comune di Milano (Presidio Criminologico Territoriale) che offre la possibilità a queste persone di fare ben 5 gruppi settimanali di trattamento.”

"La risposta che viene chiaramente di pancia è buttare la chiave […] (ma) è possibile lavorare per ridurre questo rischio (di recidiva) e anche per restituire una qualità della vita a delle persone che si portano dietro anche aspetti compulsivi che spesso e volentieri vengono fin dall’infanzia […]. Di quelle persone che noi abbiamo trattato in questi anni, che sono 355 in carcere e quasi 500 sul territorio, io le posso dire che il 100% di costoro ha avuto un’infanzia non protetta e noi su quell’infanzia non protetta andiamo a lavorare anche per costruire con loro dei percorsi evolutivi che siano per loro una soddisfazione al i fuori di quelle che possono essere poi le modalità violente della loro sessualità o devianti della loro sessualità che devono intercettare.”

Castrazione chimica?

“Non sono persone malate (…) Devono assumersi le loro responsabilità, fare i conti con le loro vulnerabilità. Alcuni di questi, ma io dico una minoranza davvero molto poco rappresentativa del campione di autori di reati sessuali, (…) potrebbero avere bisogno, in una presa in carico (clinica e criminologica), anche di una integrazione di tipo psicofarmacologico” afferma il Dott. Giulini."

Per ascoltare l'intera intervista clicca play qui sotto 


Protocollo Zeus: l'articolo di RadioPopolare frutto di un'intervista al Dott. Giulini

Riportiamo di seguito il testo dell'articolo di RadioPopolare, frutto di un'intervista al Dott. Paolo Giulini del 23 novembre 2019 rispetto alla violenza di genere e alle possibilità di intervento in senso preventivo, con particolare riferimento al Protocollo Zeus.

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SERVIZIO A RADIOPOPOLARE SUL PROTOCOLLO ZEUS
Sabato 23 novembre 2019

Per la ​giornata internazionale contro la violenza di genere​, la Questura di Milano ha presentato dati e protocolli di prevenzione su stalker e molestatori domestici. Lo ha fatto con un convegno e una pubblicazione che si intitolano “​Questo non è amore​“.

Ma come prevenire la violenza di genere? Innanzitutto, prendendo in carico le segnalazioni prima che diventino reati penali e provare a intervenire. Due gli strumenti: l’ammonimento del Questore per chi mette in atto comportamenti molesti o violenti, fisici o psicologici, e il ​protocollo Zeus​, ovvero un tentativo di trattare la persona ammonita perché provi a mettersi in discussione.

Questura di Milano, via Fatebenefratelli. Piove a dirotto. I poliziotti di guardia sono tutti uomini. Uomini nei corridoi, lungo le scale. Ma non bisogna farsi ingannare dalla prima impressione perché le donne qua ci sono e spesso contano.

Quarto piano. Divisione anticrimine. Il primo dirigente è Alessandra Simone, un curriculum coi fiocchi. Avvocato, master in criminologia e poi in abuso dell’infanzia e psicologia del trauma, ha fatto la gavetta in Calabria indagando sulle ‘ndrine di Gioia Tauro. Dieci anni alla Criminalpol con notevoli successi e poi a Milano è stata a capo della sezione della Squadra Mobile che si occupa del contrasto alle violenze sessuali e ai reati in danno dei minori, avviando anche un nuovo corso di repressione e di coordinamento con il Soccorso violenza sessuale e domestica della clinica Mangiagalli.

Violenza di genere: gli strumenti disponibili

Il suo racconto comincia dagli strumenti legislativi a disposizione degli operatori di sicurezza:

Dal 2009 a questa parte, quando è stato introdotto il reato di atti persecutori ed è stato introdotto anche l’istituto del ammonimento del Questore, che valuta proprio la fase preventiva, è cambiato l’approccio sia del legislatore sia di chi si deve occupare sul campo di questi fenomeni. Abbiamo degli strumenti che ci consentono di alzare l’asticella della prevenzione e fare in modo che si possa intimare uno stop al soggetto che si sta comportando male, nel senso che comincia ad avere delle deviazioni che poi possono diventare oggetto di un procedimento penale se non bloccate prima.

Quante volte abbiamo sentito dalle cronache di donne che hanno segnalato, ​chiesto protezione e lanciato l’allarme e poi sono state colpite​? Troppe. Lo strumento identificato dal legislatore per ​prevenire la violenza di genere​ prima che sia troppo tardi è da qualche anno l’ammonimento anche per i maltrattamenti in famiglia e mette sullo stesso livello la segnalazione della vittima e quella di qualsiasi altra persona.

Abbiamo dei numeri. Aumentano di anno in anno gli ammonimenti del Questore per stalking. La vittima di stalking decide di chiedere un ammonimento perché ritiene che ancora non sia il caso di andare ad aprire un procedimento penale. Ancora di più, però, è l’intuizione del legislatore del 2013, quando ha introdotto l’istituto della ammonimento per violenza domestica che, a fronte di reati come percosse o lesioni che sono perseguibili a querela di parte, può essere richiesto da chiunque. Può farlo il medico o l’operatore di polizia che fa un intervento presso un’abitazione, oppure l’insegnante che capisce che c’è un caso di violenza di genere.

Può farlo chiunque, con la ​garanzia dell’anonimato nell’ambito delle fasi del procedimento amministrativo​. Io segnalo questa situazione all’ufficio stalking e maltrattamenti delle divisioni anticrimine di tutte le questure d’Italia e so che la mia segnalazione finisce là. Io non avrò più nessuna parte in questa attività. Anche in una fase successiva del procedimento amministrativo, laddove magari l’ammonito dovesse chiedere l’accesso agli atti, sono certo che non saprà mai che attraverso la mia segnalazione è nato tutto questo procedimento. E questo è il vero successo perché gli ammonimenti per maltrattamenti in famiglia sono cresciuti notevolmente nel corso degli anni.

Violenza di genere: il protocollo ZEUS

E adesso che abbiamo ammonito l’uomo, cosa succede nella vita reale? ​Chi affronta la prevenzione sull’uomo violento​? Perché l’avviso della questura sicuramente è un deterrente, ma concretamente cosa si può fare? In questi casi è chiaro anche nei procedimenti penali che bisogna approvare altri strumenti, quelli della relazione, dell’educazione e della mediazione. Per questo, primo in Italia, è nato il protocollo Zeus. Un invito a un confronto.

Dal ​4 aprile 2018​ il protocollo Zeus accompagna l’ammonimento. La Questura di Milano, prima in Italia – ma si tratta di un progetto che adesso si è esteso a tutte le questure d’Italia – ha fatto un protocollo con il Centro italiano per la promozione della mediazione diretto, dal professor Giulini, che si occupa proprio di rieducazione dei maltrattanti, e ha stabilito che tutti i soggetti ammoniti per stalking, violenza di genere e cyber bullismo dopo l’ammonimento svolgano un percorso di recupero trattamentale in questo centro. Lì gli specialisti iniziano a far capire loro cosa non va bene nel loro modo di interagire con la persona che in quel momento ha chiesto che venisse erogato nei loro confronti l’ammonimento.

L’ammonimento, nel momento in cui arriva qualcuno e lo chiede oppure arriva una segnalazione da parte di chiunque, è sottoposto ad una valutazione da parte dell’ufficio competente, che è quasi alla stregua di una vera e propria indagine penale. Non si non si ammonisce se non ci sono delle oggettive motivazioni ed evidenze. Alla luce di questo ci sarà il provvedimento di ammonimento.

L’ammonito viene invitato formalmente da noi a presentarsi presso il CIPM. È un invito corredato da data, ora e luogo dell’incontro e nell’80% dei casi, pur essendo un invito formale, loro ci vanno. E in pochissimi casi ci sono state delle recidive.

Via Correggio, zona Fiera, Milano. Piove ancora a dirotto. Al numero 1 c’è il Centro italiano per la promozione della mediazione. Una cooperativa sociale all’avanguardia nel trattamento delle condotte lesive violente e nella giustizia riparativa. Qui lavorano criminologi, psicologi, educatori ed esperti in mediazione che da anni intervengono nelle carceri di Bollate, Opera, San Vittore, Monza e Pavia per altri protocolli che riguardano condannati o imputati per maltrattamenti, stalking, pedofilia e stupro.

Dopo l’ammonimento: il lavoro del CIPM

È qui che da sette mesi è iniziata questa prima esperienza di accompagnamento preventivo. Ad aprire la porta a chi si presenta al colloquio è ​Paolo Giulini​, criminologo e presidente del ​Centro Italiano per la Promozione della Mediazione (CIPM)​.

Chiaramente noi sappiamo che queste persone la stanno aspettando. Siamo cinque colleghi che hanno il collegamento con la Questura, per cui la questura quando vede un ammonito trova quello libero e fissa l’appuntamento. La persona che ha risposto al cellulare sa già che quel giorno, quando suonerà il citofono, aprirà la porta alla persona di cui ha letto una piccola descrizione di cinque righe, dieci al massimo, in cui è spiegata la dinamica e per quale motivo questa persona è stata ammonita.

Non abbiamo accesso agli atti. Firmata la privacy, abbiamo una piccola scheda davanti, spieghiamo chi siamo e che siamo in coordinamento con questo protocollo con la Questura. Siamo dei criminologi e degli psicologi, prendiamo dei dati anagrafici – dove vive, che lavoro fa – e gli chiediamo di parlare. Come mai a questo punto della sua vita si trova davanti a un criminologo rinviato su suggerimento della questura? E a quel punto la persona ci racconta la sua versione di quello che effettivamente è l’atto per cui viene richiamato dalla parte offesa, che chiaramente molto raramente combacia. È capitato davvero poche volte di avere davanti a me una persona ben consapevole dell’accaduto. Abbiamo avuto 213 invii per l’ammonimento e di questi 170 sono state le persone che si sono presentate, pur non essendo obbligate a farlo. Abbiamo una statistica interessante del 79% dell’efficacia di presentazione. Delle persone presentate – questo è un fattore importante per noi criminologi perchè poi noi dobbiamo lavorare sulla prevenzione della recidiva e sulla gestione delle situazioni di pericolosità che si è manifestata – sono 17 le persone che hanno reiterato le condotte per le quali sono state abolite. Il cartellino giallo dell’ammonimento non è stato sufficiente nei loro confronti: hanno reiterato la condotta. E cosa succede a quel punto? O parte un procedimento penale d’ufficio, per cui comincerà una trafila giudiziaria o gli viene comminata una misura di prevenzione come la sorveglianza speciale per cui dovrà presentarsi e firmare in questura.

Se solo il 10% ricade in un comportamento molesto, ​il protocollo funziona e per questo verrà esteso a tutte le questure del Paese​. È un modello studiato e tra i più avanzati d’Europa, prima di tutto perché l’ammonimento della polizia ribalta la paura su chi l’ha provocata.

Violenza di genere: la presa di coscienza

È lui che deve temere per l’aggressività molesta che ha messo in campo. Ma questo non basta. E allora come attivare la presa di coscienza, la responsabilità nei confronti di gelosie, ipercontrollo, ossessività, minacce e imposizioni che un uomo in prevalenza – c’è anche uno scarso 10% di donne tra gli ammoniti – e un uomo per oltre l’80% italiano, agisce sulla propria moglie, compagna, fidanzata o ex? Su cosa fare leva?

La cosa importante è proprio questa: discutere con questa persona sulla consapevolezza che l’altro può subire da un suo modo di comportarsi tutta una serie di effetti lesivi. E cerchiamo anche di rilevare la sua fragilità. Il primo strumento che noi utilizziamo è un ascolto consapevole, di quelli che sono i profili di rischio. E poi chiaramente si lavora molto sulla funzione dell’attivare un po’ l’empatia l’empatia nei confronti di chi subisce quelle condotte. Oggi c’è uno strumento di questo tipo, che non è punitivo, per cui qualcuno ha bisogno di riparare a delle cose che sta facendo. I pezzi che si stanno rompendo possiamo rimetterli insieme almeno dal punto di vista psichico per evitare che ne vengano rotti altri. Il nostro legislatore ha deciso di utilizzare questo strumento di tipo riparativo proprio per andare a intaccare quei fenomeni, nell’ambito delle relazioni di intimità, che difficilmente emergono. Questi reati e queste condotte non emergono, sono reati a numero oscuro. E con questo tipo di intervento iniziamo invece a conoscere le situazioni e poi addirittura a prevenirle.

E qui arriviamo al punto. L’​intimità​, la propria prima di tutto. Spesso così narcisista, rancorosa e supponente da poterci essere sconosciuta. Succede a tutti. Sono pezzi della nostra intimità a volte fragile e titubante, richiedente. Da lì a essere aggressivi o violenti cosa passa? Prima di salutarci, Paolo Giulini mi ha stampato una frase nella memoria: in fondo quello che cerchiamo di far capire è che è ora di smettere di fare i vendicativi quando si ha una sofferenza che non si è mai accolta. E voi ce l’avete una sofferenza che non è stata mai accolta?

Credo che oggi l’intimità e la costruzione di una relazione in intimità siano una sfida per tutti. Stare in una relazione di intimità rappresenta un impegno e un’assunzione di responsabilità. Per queste persone che noi vediamo, che spesso e volentieri sono un po’ egocentrici e un po’ immaturi, l’intimità è un rischio. È a quel punto che la cosa deve essere segnalata e trattata. È un lavoro non tanto culturale, ma una questione di come la persona si pone e della sua capacità di stare in una relazione. Spesso al primo contatto sono persone che funzionano bene anche nella vita professionale, sono adeguate, sono persone che non hanno mai compiuto degli atti particolarmente illeciti, però sul piano dell’intimità rischiano di generare dei disastri ed arrivare a relazioni violente psicologicamente e che magari arrivano anche alla violenza fisica. Noi su questo lavoriamo da tempo e in alcuni casi bastano tre colloqui. Altri casi, quelli più complessi, ce li trasciniamo anche per un anno. È un lavoro trattamentale, non è una terapia. Siamo più dei controllori benevoli che trascinano le persone in una riflessione, non dei terapeuti che portano al cambiamento. Però vediamo che questo funziona. Spetta a loro raccogliere la sfida dal nostro primo incontro, noi siamo sicuramente lì a sollecitarli.


Prevenire la violenza nello sport: “Giochiamo d’anticipo”

Prevenire la violenza nello sport:
“Giochiamo d’anticipo”

CIPM Soc. Coop. Sociale si aggiudica il bando ministeriale “PER IL FINANZIAMENTO DI PROGETTI PER LA PROTEZIONE ED IL SOSTEGNO DI MINORI VITTIME DI ABUSO E SFRUTTAMENTO SESSUALE” e da il via al progetto "Giochiamo d’anticipo”, che coinvolgerà società sportive, genitori e minori delle città di Milano, Piacenza, Cagliari e Genova.

Secondo i dati dell’OMS, nel 2017 fino a 1 miliardo di minori di età compresa tra i 2 ed i 17 anni ha subito violenze o negligenze fisiche, emotive o sessuali. Svariati studi dimostrano inoltre che l’abuso e la violenza sui minori sono fenomeni pervasivi anche in ambito sportivo.
In Europa, nel 2016, lo scandalo ha colpito il calcio con il coinvolgimento di alcuni top club della Premier League.
L’unico studio approfondito sul fenomeno in Europa è stato effettuato nei Paesi Bassi e pubblicato nel 2015 nella rivista ‘Chil and Abuse’(T. Vertommen-N. Shipper Van Veldhorm). Sul campione della ricerca con 4000 intervistati, il 14% dichiara di essere stato abusato da minore, ovvero 1 minore su 7. Tali percentuali sono superiori nel campione dei non eterosessuali e degli atleti appartenenti a minoranze etniche. Ma la percentuale è ancora più elevata, ben del 30%, per gli atleti che accedono al professionismo o che entrano nei circuiti internazionali.
In Italia, dal 2019 ad oggi, i giornali hanno riportato oltre 20 casi di abuso su minori occorsi nell’ambito di varie discipline sportive, dall’equitazione al basket, alla danza, alle arti marziali, al baseball ed al calcio.

Il mondo dello Sport, che dovrebbe essere una comunità educante e formativa, è sempre più colpito dal fenomeno degli abusi a causa del silenzio attorno alle vittime, dell’assenza di protocolli formativi efficaci e stringenti, della mancanza di misure di prevenzione e repressione da parte delle istituzioni sportive

A facilitare l’abuso sono spesso la cultura del segreto e della deferenza, che insabbiano questi fenomeni, ostacolando le vittime nel farsi avanti. Infatti, il timore di ritorsioni, la paura di dover abbandonare lo sport, l’incomprensione, a volte vere e proprie forme di persecuzione verso la vittima da parte di chi dovrebbe garantire protezione e sicurezza, la preoccupazione di non essere creduti soprattutto quando l’abusante è una figura di spicco del mondo sportivo, la svalutazione costante, rendono complicata la strada della denuncia da parte dei giovani atleti sovrastati dalla figura del proprio coach, allenatore, trainer.

➡️ Descrizione del progetto

Il progetto si prefigge come macro-obiettivo la riduzione dell’incidenza di comportamenti di maltrattamento e abuso sessuale nell’ambito sportivo con un particolare focus sul calcio, il volley, il rugby. 

  • Il progetto si propone di informare e formare allenatori, preparatori e dirigenti, sulle tematiche connesse all’abuso sessuale e al maltrattamento sui minori, per conoscere le norme, riconoscere i campanelli d’allarme, comprendere le conseguenze e riflettere sui propri comportamenti
  • Si vuole sensibilizzare i genitori affinchè controllino benevolmente quanto accade negli ambienti frequentati dai loro figli
  • Inoltre, il progetto mira a favorire l’empowerment dei minori, aiutandoli a fare esperienza di un mondo sportivo accogliente e preparato all’ascolto, ed incentivandoli al dialogo su tematiche complesse e cariche di emozioni contrastanti

➡️ Partner

  • CIPM Soc.Coop. Soc. - Cooperativa sociale attiva nel campo della tutela delle vittime, della prevenzione della violenza a danno di minori e del trattamento degli autori di reati sessuali e di maltrattamento nei confronti di minori anche in ambito sportivo
  • CIPM Emilia aps
  • CIPM Sardegna - associazione per la giustizia riparativa
  • Il Cerchio delle Relazioni Soc. Coop. Soc.
  • Il Cavallo Rosa odv - Associazione impegnata sin dalla sua costituzione nel contrasto degli abusi in ambito sportivo

➡️ Territorio di attuazione del progetto

Milano città metropolitana e province limitrofe, Piacenza e provincia, Cagliari e provincia, Genova e provincia

➡️ Area di intervento

Prevenzione della violenza nello sport

➡️ Durata del progetto

18 mesi
Data inizio 01/09/2020
Data fine 31/03/2022

 


Stalking, maltrattamenti e cyberbullismo: recidive abbattute del 50% dall'avvio del Protocollo Zeus

Stalking, maltrattamenti e cyberbullismo: recidive abbattute del 50% dall'avvio del Protocollo Zeus

Il Protocollo Zeus, stipulato da CIPM e Polizia di Stato ad aprile 2018, ha previsto l’introduzione, nei decreti di ammonimento per stalking, maltrattamenti e cyberbullismo (cosiddetti “reati sentinella”), di un percorso trattamentale presso il CIPM per gli autori di tali condotte.

Dal 4 aprile 2018 al 13 gennaio 2021, per i 281 soggetti ammoniti e presentatisi a colloquio presso il CIPM è stato registrato un tasso di recidiva del 9,25% contro il 18,18% registrato per i soggetti che non si sono presentati. Di seguito riportiamo ulteriori dati. Per scaricare il PDF, clicca qui.

 

Il Protocollo, pur prevedendo in primis la presa in carico degli autori delle condotte lesive, non dimentica la parte offesa, tutt’altro. Al centro del Protocollo rimangono infatti la tutela della persona offesa e la riparazione del danno a lei arrecato in quanto la presa in carico dell’autore è volta principalmente a evitare che le condotte già messe in atto possano essere reiterate.


Violenza di genere: intervista al Dott. Giulini sulla rivista di Fondazione Archè

Violenza di genere: intervista al Dott. Giulini sulla rivista di Fondazione Archè

Condividiamo con piacere l'intervista pubblicata sulla rivista di Fondazione Archè al Dott. Paolo Giulini, criminologo clinico e Presidente CIPM, centrata sul trattamento degli autori di violenza di genere.

Agli autori di violenza di genere il CIPM offre una possibilità di lavoro non solo dopo la commissione del reato, ma anche in ottica preventiva. "Ciò che facciamo come CIPM (...) è prevenzione sia della vittimizzazione secondaria, entrando in contatto con le persone che hanno iniziato un percorso giudiziario e offrendo loro un intervento trattamentale per evitare che replichino le loro condotte, sia di quella primaria, agendo affinché certe condotte non sfocino in attività di violenza, in ulteriori lesioni dei diritti delle vittime. Lo facciamo attraverso il protocollo Zeus con la Questura di Milano, incontrando le persone che sono state "ammonite", oppure con il Presidio Criminologico Territoriale del Comune di Milano" ha spiegato il Dott. Giulini.

Perchè si lavora con gli uomini che commettono violenza? "Siamo convinti che sia necessario porre attenzione alla messa in sicurezza della vittima. E ciò si può ottenere conoscendo bene l'autore e le sue modalità di azione. (...) Un percorso trattamentale dell'autore è (...) necessario perchè spesso la narrazione dell'autore non coincide con quelli che sono i suoi atti lesivi. (...) da parte dell'autore manca spesso una presa di coscienza della gravità e della lesività dei suoi comportamenti. E ciò si manifesta nella tendenza a spostare la responsabilità di quanto successo sulla vittima stessa, favorendo così anche una reiterazione degli stessi atti violenti" afferma il Dott. Giulini, e prosegue, "Non siamo lì per cambiare qualcuno quanto per assicurare la messa in sicurezza di chi con questa persona ha e avrà a che fare. E ciò accade, a partire da una piena presa di coscienza dei danni che l'autore ha causato e può causare. (...) Siamo lì ad aiutare queste persone a non ricadere nelle cadute violente e a ricostruire un senso della loro vita, a partire dalle loro fragilità, nella speranza di favorire un maggior benessere nelle loro relazioni interpersonali. A beneficio, anche e soprattutto della sicurezza delle vittime."

Per scaricare l'intera intervista in PDF clicca qui. 


"Un altro me" disponibile su Amazon Prime

"Sergio, Gianni, Giuseppe, Valentino, Carlo, Enrique, sono tra i condannati per reati sessuali, definiti "infami" nel gergo carcerario, che, una volta usciti dopo anni o mesi di isolamento in carcere, rischiano di commettere nuovamente lo stesso crimine. Un'equipe di psicologi e terapeuti sta portando avanti anche con loro il primo esperimento in Italia per evitare che le violenze si ripetano"

Disponibile su Amazon Prime "Un Altro Me", il documentario di Claudio Casazza girato all'interno dell'Unità di Trattamento Intensificato per autori di reati sessuali gestita dal CIPM presso la II Casa di Reclusione di Milano-Bollate dal lontano 2005.

Un viaggio tra minimizzazioni, distorsioni, vergogna, spostamento della responsabilità, attribuzione di colpa alla vittima, ma anche impegno, conquista di piccole grandi consapevolezze e desiderio di cambiamento.

Il documentario è anche disponibile in DVD su Amazon

https://www.youtube.com/watch?v=Tc_SbVM0kFo&t=2s&fbclid=IwAR1xYyX4AO1R74mBZxWfx3QE-dnjqQ2O40U1qk60p6f6Gw4yrhFJ7-p4720


Il Direttore Centrale dell’Anticrimine ricorda l'importanza del Protocollo Zeus a "Chi l'ha visto?"

Il Direttore Centrale dell’Anticrimine ricorda l'importanza del Protocollo Zeus a "Chi l'ha visto?"


Riportiamo con piacere l'intervento del Direttore Centrale dell’Anticrimine della Polizia di Stato, Francesco Messina, che a "Chi l’ha visto?" ha ricordato l'importanza del Protocollo Zeus nella prevenzione e nel contrasto alla violenza di genere nonché i risultati incoraggianti che sono stati raggiunti a partire dall'avvio del protocollo, siglato a Milano nel 2018 tra CIPM e Polizia di Stato.

Il Protocollo prevede l’introduzione, nei decreti di ammonimento per stalking, maltrattamenti e cyberbullismo (cosiddetti “reati sentinella”), di un percorso trattamentale per gli autori di tali condotte al fine di interrompere una rischiosa escalation. Il Protocollo, pur prevedendo in primis la presa in carico degli autori delle condotte lesive, non dimentica la parte offesa, tutt’altro. Al centro del Protocollo rimangono infatti la tutela della persona offesa e la riparazione del danno a lei arrecato in quanto la presa in carico dell’autore è volta principalmente a evitare che le condotte già messe in atto possano essere reiterate.

 

25/11/2020 - intervento del Direttore Centrale dell’Anticrimine della Polizia di Stato, Francesco Messina, a "Chi l’ha visto?" 

Francesca Garbarino tra le 100 donne dell'anno di "F"

Francesca Garbarino tra le 100 donne dell'anno di "F"


La Dott.ssa Francesca Garbarino, criminologa clinica e vice Presidente CIPM, è tra le 100 donne dell'anno del settimanale F!

Da 25 anni aiuta pedofili, stalker e maltrattanti a ritrovare la retta via.



Evento "US CENTER FOR SAFESPORT. Un organismo indipendente contro gli abusi nello sport, un modello per l'Italia"

US CENTER FOR SAFESPORT. Un organismo indipendente contro gli abusi nello sport, un modello per l'Italia


La Dott.ssa Francesca Garbarino, criminologa e vice-presidente CIPM, parteciperà all'evento "US CENTER FOR SAFESPORT. Un organismo indipendente contro gli abusi nello sport, un modello per l'Italia" che verrà trasmesso in diretta streaming il 16 dicembre 2020 alle ore 15:00 sulla pagina Facebook Il Cavallo Rosa.

 


"Cronache sanitarie": intervista sul Protocollo Zeus siglato tra Questura di Mantova e CIPM

"Cronache sanitarie": intervista sul Protocollo Zeus siglato tra Questura di Mantova e CIPM


Dopo Milano e Cagliari, tra il CIPM e la Questura di Mantova è stato siglato a ottobre 2020 il Protocollo Zeus per la gestione dei casi di ammonimento, in collaborazione con i professionisti della locale Associazione Voandalana. Il Protocollo prevede l’introduzione, nei decreti di ammonimento per stalking e maltrattamenti (cosiddetti “reati sentinella”), di un percorso trattamentale per gli autori di tali condotte al fine di interrompere una rischiosa escalation.

"Troppo spesso queste [persone che attuano la violenza] vengono classificate come mostri persecutori, senza che vengano messe in atto azioni di risoluzione del conflitto. Può accadere quindi che senza un intervento tempestivo le dinamiche relazionali si aggravino ulteriormente, fino al passaggio all'atto criminoso. Il progetto Zeus interviene proprio in quel lasso di tempo in cui è ancora possibile agire per risolvere o perlomeno ridurre l'intensità del conflitto (...)" afferma il Dott. Pedroni, responsabile del progetto, alla rivista locale della Bassa Mantovana "Cronache sanitarie".

Articolo pubblicato sulla rivista locale della Bassa Mantovana "Cronache sanitarie"