Corriere della Sera. Sesso e consenso: quando un sì è davvero un sì? | Dott.ssa Garbarino


Condividiamo con piacere un estratto da un articolo del Corriere della Sera con l’intervento della Dott.ssa Francesca Garbarino, criminologa a vice Presidente CIPM.

«Mi dispiaceva dire di no», «Lui non mi ha ascoltato», «Forse non sono stata abbastanza chiara nel comunicare». E ancora: «Non volevo non sembrare all’altezza», «All’inizio ero contenta, poi…», «Ero ubriaca». Sono queste le risposte più frequenti di donne, coinvolte in atti sessuali che non desideravano, se chiedi loro «perché è successo?».

Un tema quanto mai attuale se si pensa che la Spagna ha appena approvato una nuova legge soprannominata «Sólo sí es sí» («Solo se dico sì è sì») che prevede come ogni atto sessuale senza consenso sarà considerato stupro perché «esiste consenso solo quando è stato liberamente espresso con atti che, date le circostanze del caso, esprimono chiaramente la volontà della persona interessata». Siamo davvero sicure/i di sapere cosa significa “consenso”? E come si traduce nel concreto? O, ancora, quanto è diffusa la consapevolezza dell’importanza del consenso espresso?

Ma basta davvero “solo” una modifica alla legge? Non è convinta della necessità di un intervento sul testo della nostra legge sulla violenza Francesca Garbarino (…): «La definizione normativa di violenza sessuale implica già il concetto di consenso, senza bisogno di una previsione esplicita del termine. E dove, nella legge, si parla di “costrizione” la si intende in tutte le sue sfumature: quella fisica e anche quella psicologica. Temo, piuttosto, che la richiesta del consenso potrebbe diventare un alibi per il violentatore. E diventare un’arma a doppio taglio durante i processi. Pensiamo ai casi di violenza di gruppo, per esempio: un consenso espresso “pro forma” dalla vittima, solo per paura di subire violenze peggiori, come verrà inteso in sede processuale?».

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