“Violenza sulle donne e fiction tv di Raiuno: troppi episodi che raccontano false accuse. Storie di (cattivo) servizio pubblico”

“(…) su quattro fiction targate Rai (…) andate in onda a partire dal gennaio 2021 ad oggi, tre di queste, cioè quasi tutte, hanno messo in scena all’interno della serie un episodio in cui si racconta un finto stupro o una finta molestia, ovvero una storia dove una donna lancia un’accusa di violenza che poi si rivela falsa o comunque diversa da come lei la racconta alla polizia.” si legge nell’articolo.

La Dott.ssa Francesca Garbarino, criminologa clinica e vicepresidente CIPM, ha spiegato dove sta la pericolosità di questa narrazione, ricordando che «Gli uomini che hanno commesso violenza soffrono spesso di distorsione cognitiva, hanno una visione deformata dei fatti, minimizzano le loro azioni, si sentono loro stessi vittime delle donne che li hanno denunciati e di giudici accondiscendenti. Le storie narrate in queste fiction assecondano questa visione. E la amplificano trasmettendola a un pubblico vastissimo. La fiction contribuisce a costruire la percezione della realtà sociale che ci circonda ma in questi casi trasmette una percezione distorta. Come quella dei violenti».

E l’articolo prosegue: “Per semplificare, che messaggio stiamo mandando al pubblico (…) davanti alla tv? Che spesso le donne mentono quando si tratta di violenza. Che di fronte a denunce di violenza o di molestie facciamo bene a dubitare. Perché nella maggior parte dei casi sono false. Non è vero. Può capitare e capita, ma sono davvero la punta di un iceberg.”

«Le donne vittime di violenza, fanno fatica in primis a riconoscersi come vittime. Anche loro, come i loro persecutori, hanno spesso una visione distorta del reale. Il tema “è la mia parola contro la sua” è ancora molto forte, perché hanno paura di non essere credute. L’aiuto di cui queste donne, ma direi tutte le donne, hanno bisogno oggi è anche culturale. Il servizio pubblico televisivo gioca un ruolo importante. Ma con queste narrazioni tv fa esattamente l’opposto» conclude la Dott.ssa Garbarino.

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