Durante la trasmissione “Prima dell’alba” di Salvo Sottile è andato in onda il servizio dedicato al Presidio Criminologico Territoriale del Comune di Milano gestito dal CIPM. Il servizio include interessanti interviste e riprese effettuate durante lo svolgimento dei Gruppi trattamentali di prevenzione della recidiva.

“La violenza è una modalità inadeguata di far fronte alle difficoltà. Queste difficoltà vengono da diversi tipi di problemi.. uno fra questi, molto importante, è la violenza subita nell’ambito familiare” afferma Francesca Garbarino, criminologa e Vice-Presidente CIPM. E alla domanda di Salvo Sottile, “Come li aiutate a uscire da questa spirale di violenza?”, risponde: “li aiutiamo offrendo uno spazio dove possono venire a parlarne, soprattutto attraverso un’offerta di trattamento di gruppo, che noi riteniamo sia la più potente. (…) C’è un confronto e un realizzare che ci sono delle strade diverse, c’è il rischio di finire in carcere, di avere delle conseguenze personali e di crearne di gravi alla propria famiglia, oppure ci si può render conto che ci sono persone che vengono spontaneamente solo perché temono di commettere qualcosa e quindi c’è una possibilità di cambiamento, di fermarsi prima”.

Noi diamo per scontato che il perdono sia una cosa dovuta: non è così. Con quello che abbiamo commesso abbiamo un debito troppo grande, che non si estingue finita la pena, che non si estingue solo partecipando a un percorso. Abbiamo un debito verso sia le vittime sia le vittime collaterali”; “Io campanelli (d’allarme) non ne ho mai sentito, vorrei sentirli prima di sbagliare.. ci sono ricaduto dopo 9 o 10 anni sullo stesso reato e non ho capito perchè ho fatto questo reato sapendo che è sbagliato.. la moglie mi ha chiesto <<perchè l’hai fatto?>>, anch’io me lo sono chiesto però non ho avuto nessuna risposta..”“Io sto vedendo dei cambiamenti a livello familiare che stanno portando un po’ tutti a star meglio” affermano alcuni dei partecipanti dei Gruppi Trattamentali di prevenzione della recidiva.

Salvo Sottile incontra poi Marco, 29 anni, che frequenta il Presidio Criminologico Territoriale da 4 anni e ricorda: “la cosa scatenante è stata un atto di violenza nei confronti della mia ex compagna (…) le misi le mani al collo e mi ricordo che le ho fatto parecchio male con questo gesto (…) [l’ho fatto] perchè aveva detto che io avrei visto mio figlio soltanto nel weekend come fanno miliardi di padri stronzi e irresponsabili” “E tu eri un padre stronzo?” “No, un padre stronzo no, ma magari..” “Un marito stronzo si” “Si, diciamo di si”. E continua “quando ti rendi conto che stai facendo del male subentra subito lo spavento, poi il pentimento, però ormai (…) è troppo tardi (…) non sono riuscito a giustificarmi e mi sono spaventato, mi sono sentito (…) una persona molto malvagia, molto cattiva; (…) mi sono reso conto che ero realmente a rischio di perdere completamente tutto perchè lei comunque la amavo fortemente (…); la cosa che ho compreso è che non c’è da guarire, ma che c’è da comprendersi che è una delle cose più difficili; se tu sei una persona molto impulsiva (…) è una lotta quotidiana”.

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